La maggior parte delle persone ritengono che il proprio animale, gatto o cane che sia, sia un essere unico, sia cioè un animale come “non ce ne sono altri”.
Tale pensiero viene d’altronde avvalorato spesso proprio dal confronto con altri animali eventualmente presenti in casa oppure dal confronto con gli animali con i quali si è vissuto in passato.
La specificità di ogni singolo animale viene infatti maggiormente messa in evidenza proprio nel momento in cui si ha la possibilità di mettere sul piatto di una bilancia le diverse esperienze.
Allora le differenze saltano maggiormente agli occhi.
Ovviamente l’unicità del singolo animale può emergere solo nel momento in cui si decide di avere una relazione intima con quell’animale; possiamo infatti dire che più profonda è la relazione che costruiamo con i nostri animali e più facciamo emergere la loro unicità.
Più li osserviamo, più ci prendiamo del tempo per guardarli e più inevitabilmente riusciremo a notare la ricchezza delle loro sfumature caratteriali.
L’unicità dell’animale dipende dunque dall’osservatore e cioè da colui che osserva e quindi dalla sua capacità di riconoscere o meno le peculiarità di quello specifico animale.
L’osservatore, in questo caso, sei tu, sei tu che leggi questo articolo; sei tu che osservi il tuo animale nella vostra quotidianità e sei tu che hai la possibilità di portare a coscienza il senso di quello che osservi.
Così accade che dal momento in cui riconosci che il tuo animale è unico, a partire dalle osservazioni che fai anche paragonandolo ad altri animali, di botto ti trovi catapultato insieme a tutti quei lettori che a loro volta, esattamente come stai facendo te, riconoscono l’assoluta unicità dei loro animali.
Ecco che, potremmo dire anche un po’ inaspettatamente, ti trovi così a condividere lo stesso identico pensiero insieme a tantissime altre persone.
L’esperienza che tu fai dell’unicità del tuo animale dunque non appartiene solo a te ma è un patrimonio condiviso e riconosciuto da molti.
In tal senso possiamo dunque pensare che quando parliamo di unicità di quello o quell’altro animale non facciamo altro che collegarci ad un concetto, ad un’idea che viene vista e riconosciuta nella relazione con il proprio animale in maniera soggettiva (ognuno vede l’unicità del proprio animale) ma che di fatto diventa oggettiva perché è un tipo di percezione condivisa da molti.
L’unicità diventa quindi un concetto che appartiene a milioni di animali che vivono una relazione con gli esseri umani.
Se ora prendiamo questo concetto, l’idea di unicità, e lo caliamo nel nostro percorso biografico, nella nostra vita, ci accorgiamo che tale concetto ci ha accompagnato passo dopo passo, durante tutte le fasi del nostro sviluppo, a partire da quando eravamo neonati fino a che abbiamo sentito nascere e crescere in noi quelle forze interiori che ci hanno portato a sentirci sempre di più degli individui unici.
I primi “no” detti già nella prima infanzia non fanno altro che sancire la necessaria e naturale presa di posizione nei confronti del mondo con il preciso scopo di separaci dagli altri per renderci sempre più degli individui unici.
È infatti un dato di fatto che degli 8 miliardi di persone che vivono su questo pianeta al giorno d’oggi l’unicità è una di quelle qualità che contraddistingue in maniera specifica proprio l’essere umano.
Tale concetto è quindi intrinsecamente legato alla natura stessa dell’uomo e si manifesta, nella sua concretezza, quando ognuno di noi identifica sé stesso con il termine di “io”.
In ognuno di noi, quando eravamo bambini, c’è stato un preciso momento in cui, dopo aver preso sempre più confidenza con il mondo esterno, nasce in noi il sentimento dell’”io”.
Il sentimento dell’”io” fa immediatamente nascere in noi anche la percezione del “tu”.
Tu ed io siamo ora due esseri separati.
Il sentimento dell’”io” ci permette quindi riconoscerci come individui e quindi di vivere la nostra unicità e il senso dell’”io” (che è un vero e proprio senso al pari dell’udito, del gusto, ecc.) ci dà la possibilità di riconoscere l’unicità anche fuori di noi.
Se io sono unico di conseguenza anche tu sarai unico.
La grande opportunità che quindi ci offrono i nostri animali dal momento in cui li riconosciamo come esseri unici è quella di offrirci la possibilità di esercitare il nostro senso dell’”io” e cioè quella capacità di esclusiva pertinenza dell’essere umano di accogliere le diversità senza né giudicarle né interpretarle, ma vivendole interiormente semplicemente per quelle che sono.
Il senso dell’”io” nasce quindi in noi proprio per permetterci di accogliere l’unicità dell’esperienza dell’altro essere umano e gli animali che ci stanno accanto, con le loro unicità, ci aiutano e ci incoraggiano ad esserne sempre più consapevoli.
Attraverso il senso dell’Io ci permettiamo quindi di percepire l’interiorità degli altri esseri in un processo di conoscenza che non ha mai fine, perché ogni unicità va scoperta ogni volta di nuovo come le infinite sfumature che accompagnano le unicità dei nostri cani e dei nostri gatti.
Dott. Stefano Cattinelli