Il cane anziano ci fa entrare nella dimensione del nostro “bambino interiore”.
Ci prende per mano e ci guida all’interno di una parte di noi stessi che ci eravamo dimenticati di avere.
La sua fragilità, l’aumento della sua dipendenza nei nostri confronti riguardo ai suoi bisogni primari e la sua vulnerabilità rispetto alle sue ridotte capacità di reagire alle provocazioni provenienti dall’esterno, ci aiutano a rivivere l’esperienza di quando eravamo anche noi in una situazione del tutto simile a questa. Quando in noi la fragilità, la vulnerabilità e la dipendenza erano condizioni reali. Quando vivevamo esclusivamente nella nostra interiorità.
Un animale anziano ci costringe ad un netto cambio di ruolo perché lui, ora, non è altro che me stesso bambino.
L’anzianità dell’animale rappresenta il momento più delicato del nostro rapporto perché lui inizia ad incamminarsi verso una progressiva perdita di autonomia: lui ci chiama a sé, richiama l’attenzione su di sé in maniera molto diversa da prima.
È ovvio che questa nuova attenzione nei suoi confronti ci porta a ragionare e a trovare delle nuove soluzioni pratiche, che possano migliorare la sua qualità della vita (scivoli al posto delle scale o nuovi scalini dove non c’erano, imbragature di vario tipo, ecc.).
Dobbiamo però sapere che il richiamare l’attenzione a sé, da parte dell’animale, non rappresenta esclusivamente una richiesta di aiuto sul piano pratico (che ovviamente serve) quanto piuttosto un preciso movimento interiore all’interno della nostra biografia.
Il richiamare l’attenzione a sé rappresenta un movimento dell’anima(le), essenziale e quanto mai indispensabile, per poter concludere con amore quello che, per amore, è incominciato molti anni fa: la nostra relazione con lui.
Se riesco a seguire questo movimento, lasciandomi fluire nell’amore che ha caratterizzato la nostra relazione, se riesco a rimanere in questa esperienza interiore con il cuore ricolmo di amore incondizionato, ecco che, come per magia, varcherò la soglia della mia biografia e mi troverò improvvisamente catapultato in una dimensione di vulnerabilità, dipendenza e fragilità.
Mi troverò ad essere piccolo e indifeso come lo è lui ora.
Ora io sono lui e lui è me, non c’è differenza; lui sta vivendo quello che io ho vissuto per molto tempo.
La vita più breve che caratterizza l’esistenza degli animali che vivono con noi concentra, riassume e rende essenziale alcuni periodi della nostra esistenza che dal punto di vista temporale hanno necessitato di molto più tempo per manifestarsi. I mesi nei quali l’animale richiama a sé l’attenzione risuonano con un nostro vissuto che è durato anni. Anni vissuti nell’attesa di essere accudito e ascoltato rispetto ai propri bisogni primari.
Questo richiamare l’attenzione e a sé, durante il periodo nel quale l’animale invecchia, rappresenta il momento in cui il mio IO adulto inizia a prendersi cura, accudendo e ascoltando, i bisogni del proprio Io bambino, di quella parte di noi che abitualmente viene definito: il mio bambino interiore.
Ogni volta che con dolcezza lo accarezzo e lo consolo rispetto ai disagi che affronta, il mio IO adulto sta accarezzando con dolcezza e sta amorevolmente consolando il mio bambino interiore rispetto ai disagi che aveva affrontato nella sua infanzia.
Vedendo le cose sotto questa prospettiva la trasformazione che, sotto i miei occhi, sta avvenendo nel mio animale nel periodo della sua vecchiaia fino al suo ultimo respiro è un impulso reale e concreto per una mia trasformazione.
Lui muore e io rinasco. Con amore, dolcezza e consolazione inizio a prendermi cura del mio bambino interiore.
Tutto questo nella frequenza dell’amore incondizionato che gli animali ci donano sempre e comunque.
Dipende solo da quanto io sarò in grado di mettermi in gioco.
Dott. Stefano Cattinelli Medico Veterinario esperto in omeopatia