Nel mio ruolo di veterinario che ha deciso di accompagnare naturalmente gli animali alla fine della loro vita mi sono spesso imbattuto in esperienze che coinvolgevano tutti i membri della famiglia, bambini compresi.
Che fosse per un cane o un gatto di famiglia o per animali che i bambini avevano scelto personalmente, come criceti o coniglietti, ho sempre svolto l’esperienza di accompagnamento alla fine della vita dell’animale tenendo conto dell’impronta che volevo lasciare a tutti i membri della famiglia non escludendo nessuno.
Tenendo ovviamente conto delle differenti situazioni, senza che questo diventi un dogma, in generale ho sperimentato che conviene sempre rendere partecipi i bambini della situazione che sta vivendo l’animale.
Li mette in contatto con la realtà dei fatti e con la possibilità di essere presenti e di partecipare attivamente agli ultimi momenti di vita di vita dell’animale.
Quante volte, durante i seminari Animali specchio dell’Anima, risuonano le storie raccontate dai partecipanti che riguardano la loro infanzia dove improvvisamente gli animali di famiglia spariscono lasciando un vuoto che spontaneamente viene riempito da fantasie che creano realtà inesistenti.
“Recentemente – mi disse una donna di circa quarant’anni- ho chiesto a mio papà dove fosse finito Brick, il cane che avevamo quando ero piccola. Ho sempre immaginato che mio papà l’avesse ammazzato e per questo mi ero, da quel momento, allontanata da lui.
Quando gli ho chiesto di raccontarmi la storia di Brick lui, tra le lacrime, mi ha detto che non sapeva come proteggermi da questo dolore e che aveva pensato, dopo che il veterinario aveva emesso la sentenza di tumore maligno al cervello, che fosse stato giusto sopprimerlo; ma siccome non sapeva come dirmelo da allora non se ne è più parlato. Ci siamo abbracciati; è stato un momento molto bello tra di noi”.
Anne Ancelin Schuetzenberger, co-fondatrice dell’Associazione Internazionale di psicoterapia di gruppo, nel suo libro Uscire dal lutto dice: “la maniera migliore per trasmettere segreti nocivi ad un bambino è di non parlarne, perché lui cercherà, troverà, o immaginerà peggio di quanto realmente sia…”.
Coinvolgere i bambini nell’accompagnamento empatico significa entrare una dimensione realistica ma non cruda; più immaginifica, direi, che tenga però conto della dimensione interiore del bambino, che sappia accogliere il suo dolore e che possa creare le necessarie condizioni per poterlo trasformare.
Un giorno, mentre stavo bevendo un caffè in un bar del centro, un giovanotto con una giacca sportiva rossa si avvicinò a me e con un gran sorriso mi disse: “Si ricorda di me dottore?”.
Vedendo che aveva palesemente qualche difficoltà a mettere a fuoco i suoi lineamenti aggiunse: “Sono io figlio della signora Giovanna. Quella che abitava a Monrupino… “.
Si, la signora Giovanna me la ricordavo bene anche se erano passati quasi vent’anni. Era una cliente “affezionata”.
“Il figlio, io sono il figlio”.
Il ragazzo teneva per mano un bambino.
“Sa che l’altra settimana abbiamo accompagnato Silver? Il coniglietto di Luca, mio figlio, disse rivolgendo uno sguardo amorevole verso il bambino.
È morto nel letto di Luca.
Vero?” disse chinandosi leggermente verso il figlio.
“Si” annuì il bambino.
“Ora sta dormendo su una nuvola. Vero che ieri l’abbiamo vista questa nuvola?”
“Si, rispose il bambino sorridendo, era proprio uguale a Silver…”
Il padre lo accarezzò delicatamente sulla testa con uno spontaneo gesto d’affetto.
“Ecco, così…l’ho vista qua al bancone del bar e mi sono detto che era una bella occasione per raccontarglielo; quando l’ho vista mi è venuto in mente quando io ero piccolo e che avevamo accompagnato quel gattino che avevo trovato in casa del nonno…si ricorda?”.
Feci cenno di sì con la testa.
Nel frattempo frammenti di vita della signora Giovanna e del suo bambino che amava follemente i gatti era riaffiorati in superfice.
“Ecco, disse un po’ imbarazzato per l’impulso che aveva seguito senza tanto pensare.
Allora grazie ancora. Grazie”.
Allungai la mano per stringerla e lui la tirò a sé per darmi una specie di bacio sulla guancia.
L’esperienza che aveva fatto con suo figlio, recuperata dalla sua infanzia, gli avevano dato sicuramente l’impressione di aver fatto una cosa bella e giusta.
Quel giorno fui più felice.
Più felice che i miei gesti abbiano potuto risuonare orizzontalmente, generazione dopo generazione.
Dott. Stefano Cattinelli
Medico Veterinario esperto in omeopatia
www.stefanocattinelli.it
www.armonieanimali.com
Facebook: Stefano Cattinelli – Costellazioni Sistemico Famigliari per gli Anima-li
Per approfondimenti:
. Tenersi per zampa fino alla fine, scritto insieme alla tanatologa Daniela Muggia, Amrita edizioni.
. Amici fino in fondo, AAm terranuova edizioni,
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