Stefano Cattinelli

Cuccioli dai paesi dell’est: il profitto prima di tutto.

Oggi più che mai la sacralità dell’incontro tra l’uomo e il cane ha bisogno di essere illuminata dalla coscienza.

Da quando l’epoca dei cani da caccia, da pastore, da riporto o da qualsiasi altro lavoro di sostegno all’attività umana ha lasciato il posto a quella della “compagnia” o “d’affezione”, anche per il cane si sono aperte le porte per nuove esperienze a fianco dell’uomo.

Esperienze che necessariamente richiedono una diversa percezione da parte dell’uomo nei confronti dell’intera “questione animale”.
Il cane che vive con noi, che condivide i nostri stessi spazi vitali, non può più essere considerato come una realtà separata da noi, come un essere che compie un suo cammino di vita e che questo suo cammino non coinvolga, su diversi livelli, l’intera nostra esistenza.

Proprio a partire da quel primo e profondo scambio di sguardi con un cucciolo che, dall’altra parte di un vetro, in una vetrina che si affaccia su una strada di grande passaggio, cerca in tutti i modi di trovare il suo referente umano; o da quell’impulso, tenuto a volte a bada anche da troppo tempo, che ci fa prendere la decisione che è proprio giunta l’ora di farsi coinvolgere dall’esuberanza di una pallina di pelo e di scegliere una della tante immagini che ci appaiono sul web.

È penetrando il nostro mondo emozionale che l’animale entra dentro di noi; è attraverso la reciproca fusione di un’esperienza interiore che si origina la sacralità di questo incontro.
Ma poi, improvvisamente, come colpita da un robusto martello questa immagine va in mille pezzi.

Da dove proviene questo cucciolo? Qual è il suo paese d’origine? Qual è la sua storia?

Si stima che nel 2016 i cuccioli che arrivano in Italia ogni mese sono circa 8.000, pari a 96.000 all’anno.

I paesi d’origine sono l’Ungheria, la Slovacchia, la Polonia, la Romania e la Repubblica Ceca.
I traffici di cani riguardano in particolare le razza di piccola taglia come shih-tzu, west highland terrier, carlini, beagle, pinscher, chihuahua, yorkshire e bulldog terrier.

I principali committenti sono negozianti e allevatori. Questi possono mostrare agli ignari acquirenti finali presunti madri e padri “made in Italy” e proporre anche il pedigree a pagamento, quindi falso come la restante documentazione che accompagna i cuccioli.
Comprare un cucciolo di provenienza dei paesi dell’Est non lo si salva ma si sta partecipando attivamente al meccanismo che incentiva il traffico illegale di animali.

La mortalità si aggira attorno al 50 % considerando gli animali che muoiono durante il viaggio e quelli che muoiono poco dopo la consegna.
Il fatturato del mercato dei cuccioli si aggira intorno ai 300 milioni di euro.
I cuccioli vengono tolti precocemente dalle madri.
Lo svezzamento precoce dalla madre e dai fratelli può indurre problemi comportamentali quali mancata inibizione del morso, non rispetto degli spazi altrui, non riconoscimento dei segnali calmanti e quadri emozionali alterati come iperattività, insicurezza e incapacità di stare da soli.
Le madri, nella fabbrica dei cuccioli, sono costrette a partorire ad ogni calore in spazi angusti private delle minime norme igieniche.
I cuccioli vengono trasportati come capita, su furgoni o Tir, nei bagagliai delle macchine, chiusi in borse di plastica sugli autobus o in treno. Ammassati uno sopra l’altro.
Pagati pochi euro l’uno e venduti a centinaia di euro.
La Fabbrica dei cuccioli è un libro edito da Sonda e scritto dalla giornalista Macri Puricelli e dalla attivista della Lav Ilaria Innocenti.

Apre gli occhi su un tema che troppo spesso viene ignorato proprio dai veterinari.

Se mi immagino come sarà il mondo tra 100 anni penso ad un mondo popolato da meticci, da animali frutto delle mescolanze di razze, o di cani di razza dove la pressione umana nel selezionare gli animali in base alla bellezza avrà lasciato il posto ad una potenzialità animale basata “semplicemente” sulla capacità di convivenza armoniosa e fluida.
Personalmente non ritengo così fondamentale che un cane debba rientrare in parametri (standard di razza) decisi a tavolino da chissà chi, quanto piuttosto ritengo più importante che nella quotidianità ogni animale sia in grado di partecipare morbidamente e con giocosità alle nostre vite.
Auguro a tutti di riprendersi la sacralità dell’incontro con un animale.
A partire proprio dal primo atto, e cioè quello della scelta.

Dott. Stefano Cattinelli
Medico Veterinario esperto in omeopatia

www.stefanocattinelli.it

www.armonieanimali.com

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